Quando torna dal suo viaggio in Navalon, il villaggio in cui vive (non lontano da Cuenca ed in prossimità di La Mancha), spedisce le sue pellicole ad un laboratorio di Madrid che gli rispedisce indietro le stampe fatte a macchina, come fanno tutti il fotografi dilettanti.

Cristóbal fa una scelta delle sue fotografie e, una volta che o due volte all'anno, va a Parigi per incontrare il suo stampatore che, lui dice, è quello unico chi sa interpretare le sue immagini e sa fare le stampe come lui desidera.

A volte ho provato a persauderlo del fatto che, al giorno d'oggi, le tecnologie digitali rendono più velocemente, risultati più precisi, che sarebbero più vicini ai suoi obiettivi. Con perplessità Cristóbal muove la sua testa, sorridente. Può lavorare soltanto alla sua maniera. D'altra parte, come molti altri fotografi, è "digitalphobic". Infatti, ho smesso di insistere su questo con lui. Mi fa comunque molto piacere sapere che sta lasciandomi fare qualcosa che non abbia fatto egli stesso: permettendomi di mettere alcune delle sue immagini sul web.

Ancora devo accennare il terzo motivo - di gran lunga il più importante - per la mia stima per Cristóbal Hara. Se immagino una linea retta dove disporre i lavori di tre grandi artisti come Cervantes, Calderón de la Barca e Goya (e nella mia immaginazione questa linea è molto precisa), la ricerca del mio amico è disposta esattamente sull'estensione di quella linea: “La vida es sueno” (“La vita è sogno”).